BRIGIDA
DI GESÙ MORELLO, 1610-1679, RELIGIOSA - FONDATRICE DELLE SUORE ORSOLINE
DI MARIA IMMACOLATA
Brigida Morello nasce in San Michele di Pagana, presso Rapallo, nella Provincia
di Genova e diocesi di Chiavari, il 17 giugno 1610, sestogenita degli undici
figli nati di Nicolò Morello e di Lavinia Borzese, ambedue delle più
antiche e principali famiglie della Rapallo di allora, che avevano dato, e daranno
personalità di spicco al clero diocesano e religioso e all'amministrazione
civile. Lo stesso Nicolò Morello, padre di Brigida, fu governatore di
Rapallo. Nicolò e Lavinia provvedono insieme alla educazione e istruzione
dei propri figli, allevandoli con il loro proprio esempio, secondo la tradizione
della propria gente e delle proprie famiglie (
), Da buoni rapallesi, spiccano
per la loro marianità e, nell'atmosfera del secolo in cui vivono, per
spirito missionario, che rivivono in Brigida e che lei trasmetterà alle
sue religiose. La sua spiritualità si profila già ora come un
lineare sviluppo della fede battesimale aperta a tutte le esigenze di Cristo
e della sua Chiesa. Bimba di ancora pochi anni, con il cuore puro degli innocenti,
contemplando il Cristo Crocifisso, percepisce il valore di essere tutta di Dio
per poter giovare a tutto il prossimo, in piena disponibilità. Cresce
in famiglia, tra preghiera e lavoro, e in gioiose amicizie, aiuto alla madre,
spesso inferma, nel governo gratificante della sua famiglia benedetta. (
)
Il suo programma di vita è già di "essere santa ed essere
monaca per essere più presto santa". Ma la Volontà di Dio,
manifestata attraverso varie circostanze, la indirizza verso lo stato matrimoniale
come stato anch'esso di santità. Il 16 ottobre 1633, con libera scelta
contro il costume dell'epoca, va sposa, in Rapallo, a Matteo Bancari, di famiglia
cremonese, da tempo passata in Salsomaggiore, negli allora ducati padani. Il
borgo si stava riprendendo dalla desolazione lasciata alla peste (1630). Brigida
e la sorella Agata (
) senza trascurare le proprie famiglie, lavorano attivamente
per ogni povertà, sostenute ed aiutate dai rispettivi mariti. Restò
famoso il ritorno alla vita regolare, per merito della signora Brigida, di un
religioso sviato e di molto cattivo esempio; e si parlava con meraviglia della
guarigione di un lebbroso in stato avanzato che un fratello del marito, don
Vincenzo Simone le aveva portato in casa perché lo curasse. Dal parroco
poi, Brigida era stata fatta "Priora della dottrina cristiana": catechista
e formatrice di Maestre di catechismo. L'invasione spagnola del 1636 (
)
costringe tutta la famiglia Bancari, con altri di ogni condizione, a rinchiudersi
nel vicino castello di Tabiano: Matteo organizza la difesa e Brigida, con l'esempio
ed il consiglio, convince le donne alla preghiera e ad accostarsi ai sacramenti,
cosa facile per i molti sacerdoti rifugiati. Con il marito fa voto, se scampano,
di pellegrinare al santuario di Monteallegro in Rapallo, sua patria, e, privatamente
di non mangiare carne per un anno e di digiunare ogni sabato in pane e acqua.
Per le sofferenze e i disagi dell'assedio tutti e due si ammalano molto gravemente:
Matteo muore, per una tisi fulminante, (
) Brigida sopravvive con grande
debolezza e sconforto. Con il ritorno della vita fisica ritorna il sogno del
chiostro: con voto di castità perpetua, si consacra subito e totalmente
a Cristo Gesù, coma a suo unico sposo. Guidata dai frati francescani,
in Salsomaggiore, e dai gesuiti, in Piacenza dove si era trasferita (
)
nel 1640, incomincia a vivere di orazione e di opere di misericordia, favorita
da Dio di grandi doni mistici, profezia e miracoli, in attesa che lo stesso
Dio, che mai l'aveva delusa, le indicasse nuovamente la via. Ora, quando Margherita
de'Medici Farnese chiede ai gesuiti persona adatta per aprire a Piacenza un
collegio per l'educazione delle giovanette, il direttore spirituale di Brigida
e Brigida stessa vedono nel desiderio ella sovrana la risposta di Dio. La fondazione,
dopo varie vicende, nelle quali rifulgono la fede, la fiducia e la fortezza
soprannaturale di Brigida , è fatta in stretta povertà, soltanto
nell'anno 1649, il giorno delle Ceneri e primo di Quaresima, data scelta a significare
il proposito della nuova Congregazione: vivere il mistero pasquale ed insegnare
a viverlo alle giovani educande. (
) In un secolo di pregiudizi e di preclusioni
per la donna, quale era il 1600, Brigida di Gesù ne promuove, in Cristo,
la dignità, guidandola alla coscienza di sé e del suo destino
eterno con la catechesi e l'educazione alle virtù cristiane, non solo,
ma anche con l'istruzione civile e l'apprendimento di varie arti. La fondazione,
però, non esaurisce il disegno di Dio su Brigida di Gesù. Spinta
dall'amore di Dio e del prossimo, nell'aprile del 1655, si offre vittima per
la salvezza eterna di tutti gli uomini e l'unità della Chiesa. Così,
dopo 24 anni di mali inesplicabili ai quali si erano aggiunte gravi prove morali,
vissuti, gli uni e le altre, in piena lucidità e in francescana letizia,
morì il 3 settembre 1679 in fama di non comune santità, rimpianta
da tutti e lasciando un numero considerevole di scritti spirituali, di governo
e di lettere.
MARIA
DEL CARMEN SALLES Y BARANGUERAS, 1848-1911, VERGINE - FONDATRICE DELLE RELIGIOSE
CONCEZIONISTE MISSIONARIE DELL'INSEGNAMENTO
In quel lontano 1848, mentre il mondo era sconvolto da rivoluzioni liberali
e da proclami marxisti, l'azione silenziosa ed efficace di Dio vi deponeva un
germe di santità: "Carmen, Francesca, Rosa, io ti battezzo nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ...". I genitori, José
Sallés e Francesca Barangueras, ebbero cura di lei, come fecero con gli
altri nove figli che Dio affidò loro perché li incamminassero
verso di Lui. Al pari delle sorelle, Carmen studiò nel collegio de "L'Insegnamento".
Per lei, come per le sorelle anzi prima che per esse, data la sua maggiore età,
i genitori sognarono e prepararono un buon matrimonio.
Ma la sua vocazione era un'altra. Riconoscerla e metterla in chiaro non fu cosa
facile. Dalle Religiose Adoratrici apprese l'urgenza di aver cura della donna
caduta. Nella contemplazione di Maria Immacolata imparò ad amare Dio,
che previene il male seminando il bene: "per raggiungere buoni fini - diceva
- occorrono buoni principi". Intraprese dunque la strada dell'educazione
femminile. Con le Domenicane dell'Annunziata imparò a congiungere tra
loro la contemplazione e l'azione, scopertine/coprendo che "è nel cuore dei
piccoli che bisogna incontrare Cristo". Ma questo cuore - pensava - dovrebbe
essere come una cisterna profonda e piena d'acqua della scienza e d'acqua della
virtù. Sognava giovani che , in un armonioso equilibrio di pietà
e di cultura, fossero il motore propulsivo della famiglia e della società
nel cammino verso l'incontro con Dio nel Cielo. Così ella si dedicò
a formare donne colte e pie, fondando nel 1892 la Congregazione delle Religiose
Confezioniste dell'Insegnamento e cioè un gruppo di comunità dove
le sue figlie fossero come il prolungamento della presenza di Maria Immacolata
tra gli uomini. E fondò collegi: "per essi io voglio pietà,
molta pietà e lettere: al resto Dio provvederà". E Dio provvide
13 collegi in 19 anni. Alcuni mesi dopo la sua morte, la divina Provvidenza
operava ancora: con la fondazione della prima casa in Brasile, la Congregazione
diveniva universale. Dapprima espandendosi nei paesi americani, poi in Asia
e, più tardi, in Africa. Perché l'amore non conosce frontiere
e l'amore di Dio deve essere gridato agli uomini, esprimendo con la tenerezza
di una madre, sull'esempio della Donna che fu Immacolata.
VINCENZO EUGENIO BOSSILKOV, 1900-1952, VESCOVO E MARTIRE
Il Vescovo Passionista a Martire Vincenzo Eugenio Bossilkov nacque il 16 novembre
1900 a Belene (Bulgaria), villaggio della valle del Danubio, da una famiglia
di contadini di autentica tradizione cattolica di rito latino. Al battesimo
fu chiamato Vincenzo. Fu cresimato nel 1909 e nel 1911 fu condotto undicenne
nel piccolo seminario dei PP. Passionisti nel paese di Oresc, ove il ragazzo
continuò le elementari ed iniziò gli studi ginnasiali. Nel 1913
i Superiori Passionisti, scorgendo in lui i segni di una vocazione, lo invirono
al seminario diocesano di Nicopertine/copoli, l'odierna Russe, dove i PP. Passionisti
sin dalla fine del 1700 esercitavano la loro azione missionaria. Nel 1914 l'adolescente
fu inviato in Belgio, a Courtrai, per il proseguimento degli studi, e di qui
a Mook in Olanda, dove egli rimase fino al 1919 per gli studi liceali. Il 18
aprile 1919, il giovane Vincenzo ricevette l'abito passionista nel noviziato
di Ere (Belgio), assumendo il nome di Eugenio del S.Cuore, nome che egli conservò
per sempre come proprio fino alla morte. Nel 1920, dopo la professione religiosa,
diede inizio agli studi teologici, emettendo il 23 aprile 1923 la professione
perpetua dei voti religiosi, aggiungendovi il voto tipico dei Passionisti di
far memoria costante della Passione del Signore. In questo lungo periodo di
assenza dalla Patria, fu assai aiutato dalla famiglia olandese Van de Voordt,
che lo ebbe caro come un figlio adottivo. Nel 1924, a causa della divisione
della provincia passionista olandese da quella belga, fu rinviato in patria,
ove completò gli studi teologici in preparazione del sacerdozio che gli
fu conferito il 25 luglio 1926 dal Vescovo Passionista olandese Mons.Damiano
Theelen.
Per perfezionarsi negli studi teologici, nel 1927 fu inviato a Roma presso la
casa generalizia Passionista dei SS. Giovanni e Paolo al Celio, da dove frequentò
il Pontificio Istituto Orientale, ottenendovi il titolo di Dottore nel 1932,
discutendo la dissertazione a sfondo ecumenico sul tema dell'unione dei Bulgari
con la Chiesa romana a metà del XIII secolo. Nel 1933 fece ritorno lla
sua diocesi, ove il Vescovo lo nominò in un primo tempo suo segretario
e Parroco della Cattedrale, ma , preferendo egli un apostolato diretto in mezzo
al popolo, il Vescovo gli assegnò la parrocchia di Bardaski-Gheran, nella
pianura danubiana, ove poté esplicare una efficace attività pastorale
e culturale. Il suo nome fu ben presto noto: dotato per le lingue, si fece ammirare
per la sua raffinata cultura accademica, tanto che nel 1938, ricorrendo il 250.
anniversario dell'insurrezione cattolica di Ciprovetsy contro i Turchi, fu scelto
come oratore ufficiale. Ma i tempo stavano cambiando. Nel 1940 la Bulgaria fu
coinvolta nella seconda guerra mondiale a fianco delle potenze dell'Asse. Quattro
anni dopo l'Unione Sovietica, dopo il ritiro delle truppe tedesche, invase la
Bulgaria e in pochi mesi l'occupò militarmente, politicamente e perciò
anche ideologicamente. Nel 1946 moriva il Vescovo Theelen e P.Eugenio fu nominato
Amministratore Apostolico. Verso la fine del 1947 fu eletto Vescovo di Nicopertine/copoli,
succedendo al suo Vescovo in un momento di crescenti difficoltà per il
lento ma programmatico progetto di distruzione della religione. Nel 1948 ottenne
tra mille difficoltà il permesso di recarsi a Roma in visita "ad
limina" e così poté essere ricevuto in udienza da Pio XII,
ricevendone parole di conforto e di coraggio. Colse anche l'occasione per recarsi
in Olanda presso i suoi benefattori. Ritornò in sede riprendendo con
coraggio l'azione pastorale tra crescenti difficoltà del regime comunista,
che attraverso la polizia segreta lo pedinava.
Nel 1949, dopo l'espulsione del delegato Apostolico Mons.Francesco Galloni,
si fece più deciso il tentativo del governo comunista di costringere
la Chiesa Cattolica o ad allinearsi alla Chiesa nazionale o a sparire. In quello
stesso anno una legge della Repubblica Popolare espelleva tutti i missionari
stranieri e confiscava tutti i beni della Chiesa Cattolica, sopprimendo tutte
le Congregazioni religiose e disperdendone i membri. Negli anni 1950-51 la morsa
persecutoria si strinse sempre più, finché nel 1952 gli eventi
precipitarono con l'imprigionamento di religiosi, sacerdoti, dell'anziano Esarca
Cattolico Mons. Romanov e di Mons. Eugenio Bossikov, arrestato il 16 luglio
1952 mentre si trovava in una casa di riposo estivo fuori Sofia. Gettato segretamente
in carcere, il 20 settembre i giornali di partito pubblicarono in prima pagina
le accuse mossegli durante gli interrogativi accompagnati da torture fisiche
e psichiche. Il processo-farsa, condotto dal 29 settembre al 3 ottobre culminò
con la già decisa condanna a morte, eseguita nelle carceri di Sofia,
nella notte dell'11 novembre alle ore 23:30. L'ultima volta che fu visto vivo,
ebbe il tempo di dire alla nipote ed agli amici: "Non preoccupatevi per
me: io sono già investito dalla grazia di Dio e sono rimasto fedele a
Cristo e alla Chiesa." Il suo cadavere fu gettato in una fossa comune con
gli altri giustiziati, in modo che non si conoscesse né il luogo della
sepoltura né l'identità del martire.